Eppure parlano ancora di filosofia (ultimo capitolo)

di Mauro Del Bue

E oggi? Oggi che siamo in piena globalizzazione, che viviamo i problemi della crisi finanziaria di tutto l’occidente, oggi che pare che l’ovest, e ancor più l’Europa, abbia perso la sua egemonia economica e anche culturale, oggi che la tecnologia ha cambiato il modo di vivere, si può ancora parlare di filosofia? Oggi che i cinesi, dopo Mao e Ciu, hanno scoperto il valore del profitto e hanno fondato il capital-comunismo, regime che più oppressivo non si può, ma che induce al benessere dei cittadini, facendo sorgere il dubbio che la libertà occidentale non sia poi così redditizia, al punto che è proprio la Cina a pagare larga parte del debito degli Stati Uniti (questa è la vera rivoluzione del duemila), oggi che i conflitti nel mondo paiono sempre più di ordine religioso, e soprattutto quello tra l’Islam estremo e la democrazia, e mettono in discussione non solo equilibri geo-politici, ma anche culture, tradizioni e valori acquisiti in centinaia di anni di storia, oggi che abbiamo vissuto non solo l’11 settembre, ma anche quattro guerre in vent’anni (Kuwait, ex Jugoslavia, Iraq e Afghanistan), oggi possiamo ancora pensare al pensiero? Al pensiero nel mondo di Internet, delle scoperte sempre più imprevedibili in campo informatico, telematico, tecnologico? Facciamo un passo indietro. Continue reading

L’uomo è ciò che mangia: firmato Feuerbach

di Mauro Del Bue

Uno che afferma: “l’uomo è ciò che mangia”, dev’essere un filosofo di svolta. Non c’era arrivato nessuno, prima. E non era Vissani e neppure il dietologo Pierre Dukan. Che un uomo mangi poco o molto questo influisce certo sulla psiche, sullo spirito, sulla sua indole. Non se ne poteva più di discutere di idee in senso stretto. Con Feuerbach la filosofia arriva alla pancia. E diventa antropologia materialistica. Si trasforma in scienza dell’alimentazione, in espulsione di liquidi e di solidi.

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Kant e la zia Dimma

di Mauro Del Bue

Un primario di neurochirurgia, il più grande della storia della filosofia, che abbia operato sul cervello umano, un attento scrutatore e selezionatore della mente e dei suoi infiniti e inesplorati rigagnoli di potere, Immanuel Kant era anche molto utile ai suoi vicini di casa. Era un tipo davvero svizzero (anche se era tedesco, nato a Koenigsberg nel 1724). I suoi vicini infatti regolavano l’orologio a seconda delle sue passeggiate. Kant spaccava il secondo. E magari cantava anche alle 12 in punto e alle 16 di ogni giorno. O forse fischiettava. E quando un giorno si presentò con quasi un minuto di ritardo (era il 1789) era perché era stata presa la Bastiglia (uno degli avvenimenti più importanti della storia dell’umanità). Mai ritardo fu più giustificato.

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L’angoscioso Kierkegaard e la paura del terremoto

di Mauro Del Bue

Il padre dell’esistenzialismo o addirittura il precursore di Freud? Soren Kierkegaard, danese, non era un ciclista del tour de France, ma un filosofo tra i più ragguardevoli, se per tali s’intendono coloro che hanno contribuito col loro pensiero a determinare una svolta alla storia della filosofia. Partiamo da un presupposto. Copenaghen, dove il giovane Soren nacque nel 1813 e dove morì a soli 42 anni, era periferia tedesca. E naturalmente il pensatore per eccellenza era a quei tempi Hegel, il grande unificatore e sistematore logico. Eppure le vicende umane spesso prescindevano dalle sicurezze hegheliane. Il padre di Soren era un ricco commerciante luterano e in seconde nozze aveva messo al mondo lui, il futuro filosofo. Ma la sorte gli fu avversa. Continue reading