Panta rei (Aforismi Eraclito)

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va

(Eraclito – Frammento 91DK trattato “Sulla natura”)


…MA COSA SIGNIFICA?

di Martina Brusini

Panta Rei è una locuzione greca letteralmente traducibile in “tutto scorre” (in greco πάντα ῥεῖ), utilizzata come massima sintesi del pensiero di Eraclito, fra i maggiori filosofi greci presocratici, vissuto a Efeso tra il 535 a.C. ed il 475 a.C.

“Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’ impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va” scrisse Eraclito in merito all’ eterno divenire della realtà.

Tutto cambia, tutto si trasforma, niente resta immutato, concetto ben espresso attraverso il paragone con il fiume, che pur apparentemente rimanendo uno e identico, in effetti continuamente si rinnova e si trasforma, cosicché è impossibile tuffarsi in esso più di una volta, perché la seconda volta, avendo rinnovato completamente le sue acque, non sarà lo stesso fiume della prima. Così per l’ uomo è impossibile fare la stessa esperienza per due volte, poiché ogni cosa, nella sua realtà apparente, è sottoposto alla legge inesorabile del mutamento.

Spesso, erroneamente, all’espressione panta rei viene attribuito il significato di “tutto passa”, intendendo che anche i problemi, gli ostacoli e la sofferenza possono essere sorpassati, in quanto soggetti anch’essi a trasformazioni, tuttavia, come visto, il reale significato di questo aforisma greco è in realtà molto più profondo ed incentrato sul concetto filosofico del divenire.

In esso Eraclito individua il senso della materia e del cosmo: il divenire è per Eraclito l’arché, ciò che governa il mondo. Senza il mutamento, niente potrebbe esistere, perché il divenire è l’ essenza del cosmo.

Per tale conclusione, in Eraclito si individua il ‘filosofo del divenire’, in opposizione a Parmenide, conosciuto come ‘filosofo dell’Essere’. A causa del suo stile oracolare e della frammentarietà nella quale ci è giunta la sua opera, comprendere Eraclito si rivela tuttavia molto complesso, tanto che già Aristotele lo definisce “l’oscuro”.

(Testo tratto da Leonardo.it)

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