Il Lonfo

Il Lonfo

Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.

E’ frusco il Lonfo! E’ pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;

e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’ alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi

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Google Doodle per i 148 anni di Kandinsky

L’effetto del colore. La pittura astratta, la spiritutalità. Difficile riassumere in poche parole l’eredità della pittura di Vasilij Vasil’evič Kandinskij. Nasceva a Mosca il 16 dicembre 1866. Morì poi nel 1944. La fine del romanticismo, la Belle Epoque, la rivoluzione russa, l’inizio del secolo breve, le due grandi guerre. Questo il palcoscenico della vita del pittore russo, al quale Google, nel 148° anniversario dalla nascita dedica un doodle.

Lo “Spirituale nell’Arte” – pubblicato nel 1912 – è il suo manifesto ideologico. L’effetto psichico e quello fisico: le conseguenze del colore secondo Kandinskij. L’impatto, l’effetto immanente, istantaneo e la sensazione trascendente.

Colori fortissimi, forme potenti. In questa relazione – astratta e spirituale, risiede tutta la pittura di Kandinskij. Una pittura i cui effetti giungono ai giorni nostri, con l’immmortalità che solo l’arte sa dare.


Tratto da RaiNews.it (LINK)


Uno sguardo sull’Arte: Jackson Pollock

Tratto dal sito www.vallery.it


« Non dipingo sul cavalletto. Preferisco fissare le tele sul muro o sul pavimento. Ho bisogno dell’opposizione che mi dà una superficie dura. Sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, quasi come fossi parte di lui, perché in questo modo posso camminarci attorno, lavorarci da tutti e quattro i lati ed essere letteralmente “dentro” al dipinto. »

Jackson Pollock

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La grande bellezza…stereotipata

Tratto dal sito Lettera43.it (LINK)

di Enzo Ciaccio

Per lui La grande bellezza, il film di Paolo Sorrentino premiato a Los Angeles con l’Oscar per la migliore opera straniera, «descrive la città di Roma esattamente come piace immaginarla agli americani», con «le feste notturne, la folla dei prelati, i santi, i peccati e le mille sacrestie». Insomma, più che un’opera d’arte in senso tradizionale, il film di Sorrentino «è un riuscito spot pubblicitario che il governo dovrebbe premiare per gli indiscutibili benefici che arrecherà al turismo italiano».
GLI STEREOTIPI SULL’ITALIA. «Perciò», spiega a Lettera43.it Philippe Daverio, 64 anni, critico d’arte, giornalista e conduttore televisivo di madre alsaziana e padre italiano, «poco o nulla importa se la Roma raccontata ne La grande bellezza sia bella, brutta o addirittura totalmente inventata dal regista a uso e consumo degli stereotipi che tanto piacciono al pubblico d’Oltreoceano».
«UNA PARODIA DI FELLINI». Attaccato da Beppe Grillo per aver sostenuto che in Italia «è in atto un’inarrestabile corsa verso la trashologia» (cultura del trash), Daverio discute del film di Sorrentino («È la parodia della Roma di Fellini», sostiene) e della difficoltà a definire un moderno concetto di bellezza «in una fase in cui tutto in Italia si fa elementare nel nome della imperante banalità».

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