Il caso Caterina e gli animalari: riflessioni…

Sono giorni che penso di scrivere qualcosa in merito al “caso” di Caterina Simonsen, studentessa 25enne che ha postato questa foto su Facebook, scatenando l’ira degli animalisti (o sedicenti tali).

Ovviamente le ire sono scattate per il messaggio di appoggio alla sperimentazione animale, e la bassezza di certi individui ha fatto degenerare il tutto in una raffica di auguri di morte a questa ragazza.

Non voglio esprimermi nel dettaglio dell’argomento della discordia, perchè richiede conoscenze nel campo che non possiedo. Ma sono sostanzialmente favorevole alla sperimentazione animale, pur vedendo con favore una sua progressiva riduzione, ove vi siano le condizioni.

In tal senso vi invito a leggere (e, se sarete d’accordo, anche a firmare) l’interessante petizione del “Dipartimento Saperi” di SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), di cui fa parte il mio amico Andrea Pisauro, che si pone con una posizione coraggiosa rispetto a quella dello stesso partito. Eccovi il link della petizione: SEL e la sperimentazione animale.

Ma in tutto questo marasma di pro e contro, vorrei sottolineare l’intollerabile deriva che prendono tutte le discussioni più delicate che vengono trattate nel nostro paese: insulti, mancanze di rispetto, ignoranza, e l’insopportabile tendenza ad usare una logica da “curva”. E ovviamente, tali pratiche, sono state ampiamente usate da quegli individui che hanno aggredito verbalmente Caterina Simonsen, animalisti di brutta razza, e molto probabilmente dell’ultima ora, i cosiddetti “animalari”, i più beceri in assoluto.

E tutto perchè? Perchè nell’era dei social network, delle interconnessioni globali h24, qualcuno pensa ancora di poter dar sfogo alle proprie bassezze, e a volte fare uno squallido squadrismo da tastiera, con la scusa dell’internet libero, dell’anonimato, della privacy. Poi quando fioccano querele (reali, non virtuali) e promulgano leggi restrittive per il web, diventano tutti paladini della libertà. Ma libertà non è impunità, ma non tutti i naviganti del web l’hanno capito…

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