Edgar Degas

Tratto dal sito www.vallery.it

“Ero o sembravo duro, come tutti, per una specie di impulso alla brutalità, che mi veniva dal mio dubitare o dal mio cattivo umore. Mi sentivo così fatto male, così sprovveduto, così fiacco, mentre mi pareva che i miei calcoli d’arte fossero così giusti. Tenevo il broncio a tutti e anche a me stesso”

Edgar Degas, “La classe di danza”, 1875-1876, olio su tela, Parigi, Musée d’Orsay

Edgar Degas, nato a Parigi nel 1834, è stato un esponente del gruppo degli impressionisti, di cui facevano parte anche Claude Monet, Paul Cezanne, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro. Il loro progetto era quello di mostrare un nuovo modo di dipingere, in contrasto con la precedente pittura accademica.

Degas però si distingue in parte dagli altri impressionisti per un modo diverso di vedere la realtà. Riteneva infatti che l’osservazione visiva fosse prima di tutto un’elaborazione del pensiero: non ci può essere un nuovo modo di vedere senza un nuovo modo di pensare.

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Giorgio De Chirico: Ettore e Andromaca

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I personaggi in primo piano sono Ettore e Andromaca, due noti protagonisti dell’Iliade. Dunque l’artista attinge al mondo epico per rappresentare una scena tragica. L’episodio a cui egli fa riferimento si trova nel sesto libro del poema: l’ultimo abbraccio presso le porte Scee, prima che il grande eroe troiano affronti in duello il greco Achille.

La tragicità della scena sta nel fatto che Ettore e Andromaca, per volontà del fato, mancano degli arti superiori, dunque il loro tentativo di un ultimo abbraccio fallisce e sono costretti a bloccarsi. Proprio nell’affrontare il loro inesorabile e avverso destino la coppia assume ancor di più una dimensione epica.Com’è noto l’eroe sapeva bene che stava andando incontro alla morte, eppure non si tira indietro e mantiene fede al suo ruolo di principe con grande coraggio, preferendo una morte gloriosa ad una vita vile.

Ettore e Andromaca sono dei manichini o figure astratte assoggettate al caso da un lato, ma dall’altro, nonostante l’apparenza, sono due esseri viventi in carne ed ossa che desiderano un contatto umano. De Chirico sceglie tra i tanti grandi personaggi epici proprio Ettore, perchè di lui ci vengono descritti gli intensi affetti verso la sua famiglia e soprattutto verso il suo piccolo Astianatte. Nessuno poteva arricchire di melanconia e solitudine l’opera meglio di lui. Inoltre l’astrattismo delle due figure “congela” il momento e lo rende senza tempo, lo proietta oltre la realtà, oltre la natura, in un’altra dimensione che è appunto quella metafisica.

Caspar David Friedrich: manifesto del Romanticismo

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Tra la seconda metà del settecento e i primi decenni dell’ottocento nasce e si diffonde un nuovo sentire, noto col termine di Romanticismo, dall’inglese romantic, che, con accezione negativa, indicava i romanzi cavallereschi e pastorali.

Gli artisti si ritrovano ad esplorare gli inquieti campi dell’emotività, dell’irrazionalità, del mito e delle tradizioni popolari. Le opere di questi artisti non riflettono l’armonia e la compostezza classica promulgata verso la metà del settecento, ma esprimono un’idea dell’antico e delle natura oscura, in cui le immagini si caricano di drammatiche tensioni e di emotività. L’obiettvo si è spostato dall’intelletto al sentimento e alle suggestioni della fantasia, del sogno, della notte. E’ la luce della luna a illuminare le sublimi visioni di artisti e poeti, a guidare l’uomo nella ricerca di traguardi mai raggiunti, e verso la parte più nascosta dell’anima.

Caspar David Friedrich, Viandante davanti a un mare di nebbia, 1818, Amburgo, Kunsthalle.

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