Albanese mette sotto due italiani!

Se siete arrivati qui schiumanti di rabbia xenofoba, gridando slogan inneggianti ad impiccagione, ghigliottina o torture varie, avete sbagliato posto. O forse è il posto giusto, ma per una riflessione.

Metropolitana di Roma.

Salgono due persone, disquisendo di politica. Capisco immediatamente la loro provenienza partitica dall’oggetto della discussione: Grillo e i Cinquestelle. Il refrain è il solito:

  • “Grillo le spara sempre più grosse, evidentemente gli avranno tolto le pillole che lo fanno stare lucido, ah ah ah”;
  • “Su alcuni temi, però ci potrebbe essere convergenza”;
  • “Eh, ma sempre se i cinquestelle sono disposti a discostarsi dal verbo di Grillo”.

Insomma i soliti discorsi da piddini con la schizofrenia di chi rimpiange un governo con Grillo ma allo stesso tempo lo schernisce. Un grande classico dell’ultimo anno.

Mentre cominciano ad introdurre il discorso delle elezioni, e di un eventuale esito, accade l’imponderabile.

Questo pallosissimo scambio di battute viene interrotto dall’intervento di una signora, seduta poco distante da me.

Accento slavo, ma idee chiare.

“Ma guardate, anche se si dovesse andare alle urne, e Grillo dovesse prendere il 30%, alla fine ci sarebbe nuovamente un accordo come c’è, ma stavolta con quegli altri due…com’è che si chiamano…Renzius e Berlusconis (nb: tono evidentemente ironico…).”

I due ridacchiano tra di loro.

“Comunque la situazione attuale io proprio non riesco a sopportarla. Ho due lauree, faccio quello che posso, ma nonostante tutto qui non si può esprimere un’idea, non si può dire una cosa, che si viene immediatamente aggrediti, insultati. C’è un clima di demagogia e di populismo (nb: si, ha detto proprio così!) che è intollerabile. E una situazione generale che mi ricorda molto quella che ha preceduto la Weimarer Republik.”

A quel punto si risveglia dal torpore uno dei due tipi, ribattendo che qui in Italia non ci sarebbero i presupposti per uno sviluppo del genere. E’ evidente il riferimento sottotraccia al comunismo italiano durante la resistenza, alla sua tradizione storica nel nostro paese, con la “via italiana al socialismo” (anomalia europea e mondiale) e il cosiddetto “comunismo all’acqua di rose”

La signora comprende meglio di me, e rilancia immediatamente:

“Vede, io vengo dall’Albania, ho vissuto direttamente sulla mia pelle il comunismo, e so bene di cosa parlo. E vi posso dire che su certi temi (nb: quelli populistici, tanto amati da Grillo, per esempio) spesso si ritrovano sia la sinistra che la destra, quindi io non sarei tanto sicura…”

I due signori stavolta sono stati presi in evidente contropiede. Tacciono. Ma la fortuna è dalla loro: devono scendere dalla metro. E la discussione si chiude lì, tra il mio stupore misto ad una sincera ammirazione per la preparazione della signora in questione, che secondo me aveva molti altri assi nella manica da sfoderare.

In questi tempi di antipolitica, di urla, è davvero raro sentire discorsi inerenti la politica che abbiano un tale equilibrio, pacatezza e profondità di ragionamento. Non se ne sentono neanche in parlamento (nb: che amarezza…), permettetemi la sorpresa di riscoprire tutto ciò in un vagone della metropolitana, da gente comune.

In chiusura vorrei soffermarmi sull’ultima parte del discorso della signora, sui “punti comuni” tra la gente cosiddetta di sinistra e quella cosiddetta di destra. Tanto per riallacciarmi alle prime righe di questo post, mi viene in mente la voglia irrefrenabile di giustizia sommaria che ogni tanto (spesso?) ci pervade. Oppure il distorto concetto di libertà totalmente deresponsabilizzata. Oppure il desiderio dell’uomo forte al governo.

Tutti questi segnali sono andati crescendo di anno in anno, vanno monitorati con attenzione e contrastati adeguatamente: ne va della nostra democrazia.

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