Lo smacchiatore e l’asfaltatore

C’era una volta la storia di un glorioso partito, che dopo mille mutazioni genetiche ancora stenta a trovare una sua identità ben definita, tant’è che anche il nome è politicamente “sui generis”. Un suo esponente di spicco, nel lontano 1999, fu profetico:

C’è adesso un partito con una base grande come e più di quello “glorioso”, eppure per la sua volatilità e disomogeneità ideologica non riesce a mettersi d’accordo su nulla (neanche sul governare o sul fare opposizione), come fosse il grembo di uno squalo, pieno di “piccoli” pronti a sbranarsi l’un l’altro per la propria sopravvivenza personale.

In questo scenario si inseriscono segretari molli e tristi, magari molto preparati ma col carisma di un impiegato del catasto, depresso e vessato dal proprio datore di lavoro.

E poi arriva lui, il gggiovane, il Fonzie della politica, carismatico, battuta pronta e spirito battagliero. E soprattutto ciarliero come un Mastrota davanti le pentole Mondialcasa.

Apri i giornali di oggi e leggi le dichiarazioni che potete leggere qui sotto.
E ripensi a qualche mese fa, e ai giaguari da smacchiare che ora sono più macchiati che mai.

Tra smacchiatori e asfaltatori, mi e vi domando: ma questi ci sono o ci fanno?

Al futuro (prossimo) l’ardua sentenza…

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Renzi: «Se andiamo al voto asfaltiamo Pdl»

«Se c’è qualcuno abituato a salire sul carro per convenienza sappia che noi siamo abituati a farli scendere»

«Matteo! Matteo!». I 2 mila sostenitori del Pd, di cui 1.500 in piedi, scandiscono il nome del sindaco di Firenze quando, alle 18 in punto, sale sul palco della Festa democratica a Sesto San Giovanni, ex «Stalingrado d’Italia» alla periferia nord di Milano. Che esordisce con «non sono né una superstar né un punto di riferimento. Anzi il fatto che io sia uno dei candidati dice quanto siamo messi male. Se c’è qualcuno abituato a salire sul carro per convenienza sappia che noi siamo abituati a farli scendere». Ma il massimo dell’applausometro lo ottiene quando proclama: «A Berlusconi conviene restare nel governo, ha paura delle elezioni perché sa che se andiamo al voto asfalteremo il Pdl».

LARGHE INTESE E LEGGE ELETTORALE – Sulle larghe intese, Renzi ha ripetuto che «non ci fanno fare i salti di gioia, ma la prima cosa da fare è una legge elettorale degna di questo nome. E solo questa può mandare in pensione il governo delle larghe intese». «Non mi preoccuppano gli endorsement dei vecchi né dei nuovi amici, mi preoccupa che il Pd sia consapevole del casino in cui siamo. Se c’è il governo delle larghe intese è colpa nostra perché abbiamo perso le elezioni mettendoci a disquisire di giaguari e di tacchini».

APERTURA – Secondo Renzi, «il Pd che vogliamo noi deve essere non il partito della chiusura ma dell’apertura, dell’innovazione, deve essere il partito non che sta in un museo delle cere ma che sta sulla frontiera».

CONGRESSO – Il segretario del Pd, Gugliemo Epifani, a margine della Festa Pd a Firenze si è detto convinto che «entro questa settimana il tema della data del congresso sarà affrontato, discusso e spero anche deciso, dipende anche dalle regole che si assumono».

 

 

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